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09/08/2002

La produzione petrolifera e le politiche di promozione delle rinnovabili e di risparmio energetico

Secondo diversi esperti energetici e petroliferi (ad esempio, G. Campbell e Jean H. Laherrere), ritengono che il cosiddetto petrolio convenzionale, vale a dire il petrolio facile da estrarre e da raffinare, e quindi a basso costo, comincerà a diminuire costantemente anche prima del 2010.
Queste conclusioni, condivise da molti altri studiosi del settore, contraddicono quelle di chi invece prevede un'era del petrolio ancora molto lunga; queste ultime ipotesi sembrano soffrire di alcuni errori di valutazione: una distorta stima delle riserve; la pretesa che la tendenza al costante aumento della produzione del passato possa essere confermata anche in futuro; l'errata convinzione di poter continuare ad estrarre e raffinare il petrolio non convenzionale (da scisti e sabbie bituminose, petroli pesanti, ecc.) con la stessa facilità con la quale quelle operazioni vengono effettuate oggi sul petrolio convenzionale.
Naturalmente la minore disponibilità di petrolio potrebbe far crescere notevolmente i prezzi, a meno che non ci siano interventi mirati a ridurne il consumo.

Secondo gli esperti il calo permanente della produzione di petrolio evoca, quindi, possibili crisi petrolifere con tensioni economiche e politiche che potrebbero finire per far apparire marginali le crisi degli anni 1973 e 1979.
Sebbene sia legato a incertezze previsionali, il calo della produzione petrolifera è un fatto strutturale che dovrebbe indurre a rafforzare immediatamente le attuali politiche energetiche per la promozione dell'uso dell'energia solare e delle energie rinnovabili, specialmente in un paese come l'Italia fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio e di altre fonti fossili.