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04/08/2003

I Ministri Europei a Montecatini per parlare di Energia e di lotta contro i cambiamenti climatici

L’integrazione delle politiche ambientali ed energetiche nella lotta contro il riscaldamento climatico è stata al centro di una riunione informale dei Ministri dell’Ambiente e dell’Energia dell’Unione Europea che si è appena conclusa a Montecatini.

La presidenza italiana dell’UE ha invitato i ministri a dibattere per tre giorni (dal 18 al 20 luglio scorsi) delle politiche per ridurre le emissioni di anidride carbonica garantendo allo stesso tempo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la competitività dell’economia europea: investimenti nelle nuove tecnologie e per la diffusione delle energie rinnovabili, riduzione dei consumi, liberalizzazione dei mercati.

La commissaria europea all’ambiente, Margot Wallström, ha ricordato che “dieci dei quindici paesi dell’UE stanno allontanandosi dagli obiettivi di Kyoto”, che impone, entro il 2008-2012, una riduzione media delle emissioni di CO2 e di altri 5 gas serra del 5,2% (8% per l'UE) rispetto a quelle registratasi nel 1990.

Secondo l'IEA (International Energy Agency) bisognerà andare molto oltre gli obiettivi di Kyoto se si vuole limitare nel 2100 l’aumento della temperatura media di almeno 2 gradi centigradi e la crescita del livello del mare di almeno 20 cm.

L’IEA prevede una crescita della domanda energetica del 50% entro il 2030, causata in particolare dai sempre maggiori consumi dei paesi in via di sviluppo, in particolare dell’India e della Cina. Se questa domanda continuerà ad essere soddisfatta principalmente con i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), ci si può attendere una crescita delle emissioni di anidride carbonica del 50% nello stesso periodo.

“Il cambiamento climatico è la sfida ambientale più importante. Come ha detto il ministro tedesco dell’Ecologia Jürgen Trittin (Verdi), "la situazione è disastrosa”, citando come esempio l’Italia colpita dalla siccità e la crisi energetica.

Tra gli ambientalisti italiani giudizi poco positivi sulle spiegazioni del ministro Antonio Marzano in merito al cosidetto "carbone pulito", ossia carbone usato come combustibile le cui emissioni verrebbero «sequestrate» e quindi «smaltite» nel sottosuolo. Al contrario, giudizi positivi per la scelta della Commissaria Wallström per aver proposto un obiettivo per le fonti rinnovabili del 25% entro il 2020.

Importante la questione sulla corretta "internalizzazione" dei costi delle nuove tecnologie, visto che nei mercati liberalizzati queste non dovrebbero essere sussidiate. Per far ciò il mercato stesso deve darsi gli strumenti interni per evitare i sussidi e internalizzare costi e vantaggi delle diverse fonti. Per esempio, attraverso le tariffe elettriche, secondo lo schema spagnolo e tedesco, che privilegiano le rinnovabili.

Controversa invece è la questione legata al fatto che le rinnovabili devono diventare una vera fonte energetica da esportare. Produrre energia elettrica da fonti rinnovabili nei Paesi in crescita (come India e Cina), ottenendo per i Paesi esportatori "crediti di emissione", può essere certamente positivo, ma per ottenere un concreto ed ulteriore abbattimento dei costi e una buona capacità industriale è necessario creare un’economia di scala di queste tecnologie che deve partire dalla loro più ampia diffusione nei paesi industrializzati.